I due discepoli di Emmaus

I due discepoli di Emmaus

23 Aprile 2023

“Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele” (Lc 24,13-35). Parlano di speranza i “due discepoli di Emmaus”, ma nelle loro parole rimane solo nostalgia.

La speranza sembra già morta nel loro cuore. Cristo la deve risuscitare e accendere in loro.

E ci auguriamo che Gesù riaccenda anche in noi la luce della risurrezione:

il rinnovamento del nostro pensare di credenti e la trasformazione del vivere in comunione con il Crocifisso-Risorto per riaccendere in noi la fiamma della vita nuova e alimentare la speranza che non veda nella croce il fallimento, ma l’inizio del mondo nuovo che il Signore vuole stabilire tra noi.

“Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro”. C’è familiarità tra i due discepoli e convergenza di idee: discutevano di fatti accaduti, a cui avevano prestato fede, del mistero di morte di Gesù e della promessa che egli sarebbe risuscitato.

Determinante fu la presenza del Risorto, nella parola e nello spezzare il pane. Due modi ancora presenti nel nostro modo di vivere credente: nel momento del dubbio, quando la fede vacilla, abbiamo bisogno di incontrarci con Gesù nella parola di Dio e nutrirci del pane vivo dell’Eucaristia.

La parola delle Scritture è profezia che pone “Gesù crocifisso risorto” al centro della nostra vita. In compagnia di Gesù, la vita si illumina e riusciamo ad accettarci con il nostro fardello di slanci e di fragilità.

Forse, pretendiamo che Gesù si manifesti meglio, come “veramente risorto”, mentre noi rimaniamo nell’ambiguità di una fede che non sa accettare le conseguenze del battesimo, in cui siamo morti al peccato e viventi per Dio (Rom 6,4).

I nostri “occhi sono impediti” nel riconoscere l’avventura di amore che viviamo insieme a Gesù: “Se moriamo con lui, vivremo anche con lui; se con lui perseveriamo, con lui anche regneremo” (1Tm 2,11-12). “Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro”. La fede non si nutre solo di parole, ma vuole presenza, vuole comunione.

E a Gesù, che vuole “andare oltre”, gridiamo: “Resta con noi, Signore”, senza di te cala il buio nella nostra vita, la notte della prova diviene insuperabile.

E il suo “pane spezzato” è celebrazione del mistero di amore che Gesù ha compiuto per noi. Gesù cena con noi ed entriamo in comunione di vita con lui (Ap 3,20):

“Il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo?” (1Cor 10,16). La sua presenza materiale si è resa invisibile, ma Gesù è vivo in noi e tra noi.

È vivo Gesù: nell’Eucaristia, sperimentiamo l’incontro con il Signore vivo che ci raduna per spezzare ancora il pane che ci apre all’amore:

“Noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell’unico pane” (1Cor 10,17). È presente Gesù: per mezzo del suo Spirito fa ardere il nostro cuore “lento a credere” e ci rende testimoni di una comunità viva, afferrata da Cristo Signore nel più profondo dell’esistenza (Gal 2,20), efficace nella potenza dei carismi che il Padre ci elargisce mediante l’azione interiore del suo santo Spirito (Gal 3,5).

Un abbraccio con tanto affetto in Gesù