La Parrocchia

La Parrocchia

La

Storia

Il 13 Giugno del 1630 viene posta la prima pietra per la costruzione del complesso religioso comprendente la chiesa e l’annesso convento. L’atto di fondazione è redatto dal notaio GB Brocco il successivo 15 Giungo.
I lavori di costruzione si ultimano nel 1633, grazie all’interessamento ed alla donazione fatta dal vicerè Duca d’Alcala e dei sovrani spagnoli.

Nel 1635, finita la chiesa, viene sistemato per volere del vicerè, il viale che conduce a mare, che prende il suoo nome (attuale via Lincoln) ed anche la piazza antistante con un emiciclo marmoreo, opera giovanile di Mariano Smiriglio, di cui sopravvivono le due statue conservate nel convento, con al centro la fontana oggi posta in piazza A. Gentili.

Il prospetto della chiesa, con trabeazione e paraste doriche nei cantonali, incornicia un portale tardo manierista sormaontato dalla finestra.

Negli anno 40 viene aggiunto il timpano e l’attico a conclusione dell’edificio. In seguito alla soppressione degli ordini religiosi del 1866, il convento divenne caserma e poi deposito. Nel dopoguerra vengono modificati ed ampliati i locali lungo Corso Tucory.

Cappella di S. Giuseppe

Al centro tela di Pieta Novelli (1603-47) databile intorno al 1635, posta su un altare con tarsie e marmi mischi del 1701. Al centro del paliotto la fons viate sormontata da un baldacchino berniniano, opera di maestranze locali della scuola di P. Amato e forse proviene dal distrutto Oratorio del Presepe.
Sulle pareti entro cornici mistilinee due affreschi raffiguranti l’immacolata tra S. Francesco e S. Chiara (a sin) e la Disputa sull’Immacolata (a des).

Cappella della Madonna di Trapani

La statua della madonna realizzata nel 1654 da Gaspare Guercio su commissione di suor Benedetta Guglia, è posta in un superbo altare settecentesco, che si fonde con la decorazione in stucco della parete.
La volta è concepita come uno “sfondato” prospettico in cui dipinti l’Eterno benedicente e dei putti. Alle pareti due tele di Giuseppe Crestadoro (1730-1808), raffiguranti l’Assunzione (a sin) e la Natività (a dex) della Vergina.

Navata

Ad aula unica rientrata ad est, con cappelle laterali intercomunicanti. L’aspetto neoclassico ricco di elementi decorativi in stucco e stacco realizzato tra il 1793 ed il ’95 dagli stuccatori Salvatore Peres, Domenico Sanseverino e Giovanni Firriolo.
La navata si articola attraverso una travata ritmica che alterna alle cappelle dei sette murari con paraste ioniche binate tra cui ci sono degli affreschi raffiguranti la vita di S. Antonio il miracolo del bambino nella caldaia bollente, l’avaro che trova il cuore nello scrigno (a sin) opera di Pietra Novelli (il terzo manca poiché vi era il pulpito), mentre gli altri sono Giuseppe Velasco (1750-1827) la Vergine che offre il Bambino a S. Antonio (a sin), il piede riattaccato, la predica ai pesci, la risurezzione del morto, S. Antonio e mercanti ( a dex).

Presbiterio

Monumentale altare maggiore neoclassico con marmi policromi e legno dorato con angeli, scene bibliche e tabernacolo, a forma di tempietto circolare. Sull’altare dentro una lignea la statua del Santo col bambino opera del XIX sec. dello scultore palermitano Vincenzo Piscitello.
In alto lo Spirito Santo contornato da angeli e nubi posti entro una raggiera dorata. Dietro l’altare il coro lineo del XVII sec. alle pareti due affreschi del 1718 opera di Guglielmo Borremans, raffiguranti la comunione di S. Teresa d’Avila (a sin) e il miracolo dell’Eucaristia (a dex).
Al centro la mensa, superbo esempio di ebanisteria rococò, proviene dall’altare di S. Stefano. Cappellina di S. Benedetto il Moro, con statua del XVIII sec. ed alle pareti due affreschi raffiguranti scene della sua vita.

Cappella del Crocifisso

Con pregevole statua opera di Frate Umile da Petralia (1600-1639), inserito in un prezioso reliquiario ed altare in legno policromo e dorato. La volta ha degli “sfondati prospettici” in cui è affrescato il Risorto ed angeli con altare due eleganti teche rococò in legno dorato, mentre alle preti due tele con scene della passione.

Cappella di S. Francesco

Statua del Santo del XIX sec, posta su un elegante altare marmoreo dal profilo mistileneo con tarsie e grandi volte aggettanti, realizzato nel XVII sec. La volta ha al centro la gloria del Santo ed attorno putti con i simboli francescani. Alle pareti due tele della scuola di Vito D’Anna, rappresentano la Vergine consegna l’indulgenza (a dex) e S. Francesco che scaccia l’eresia (a sin).

Cappella del Sacro Cuore

Già della Madonna della Misericordia di Savona. La statua del Cristo è posta sull’altare di foggia neoclassica, alle pareti due affreschi raffiguranti Onorio III approva l’indulgenza (a sin) e la Vergine placa l’ira del Figlio a dex)

Cappellina della Madonna dell’aiuto

Dedicata nel 1736. Il dipinto è una copia del XVII sec, della Vergine di Belen, e proviene da una casa privata. Nel sottocoro, monumento sepolcrale al 1758, di fronte ad esso quello di mons. Antonio Calcagno del 1778 attribuibile ad Ignazio Marabitti (1719-97). Sulla volta affresco di G. Borremans raffigurante S. Antonio in gloria del 1718.

Pinacoteca

Contiene dipinti originariamente ubicati nelle cappelle e poi rimossi in seguito alla collocazione delle attuali statue nel XIX secolo.

V. Carrera

San Francesco riceve le stimmate, olio su tela, inizi sec. XVII. La scena ricalca lo schema di un dipinto di Vincenzo da Pavia ora a Palazzo Abatellis, in cui si evidenzia il ruolo del Santo quale alter Christus.
In basso la scritta “donna Adonzia Carretto F.F.”, e lo stemma dei Del Carretto, parenti e successori dei Curti fondatori della cappella.

G. Gerardi

Sacra famiglia con S. Anna, S. Onofrio e S. Rosalia, olio su tela, prima meta sec. XVII. Il dipinto ha struttura piramidale aperto verso lo spettatore ed è attribuita al fiammingo Geronimo Gerardi (1595-1648).
In basso è raffigurato uno stemma araldico con analogie a quello della famiglia Curti.

G. Astorino

Apparizione della Madonna della misericordia di Savona, olio su tela, metà del sec. XVII. La scena si rifà all’episodio avvenuto a Savona nel 1536, quando la Madonna raccomanda ai devoti di far penitenza per aver misericordia dal Cristo. Nel dipinto anche il busto del defunto Giacomo Besio posto su un piedistallo in cui è riportata l’epigrafe dedicantoria e lo stemma araldico.

Ignoto

Lapidazione di S. Stefano, olio su tela, secondo quarto del XVII sec. proveniente dalla sua cappella, oggi dedicata al Bambino di Praga, cui aveva il patronato la famiglia Cicala. La tela ricalca quella di Vincenzo Carrera per la chiesa di S. Cataldo ad Erice, il Santo raffigurato durante il martirio ha lo sguardo rivolto verso il cielo in cui due putti gli mostrano i premi del martirio.