XXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO C

XXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO C

31 Ottobre 2022

“Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura” (Lc 19,1-10). Vi sono tre momenti forti in questo brano evangelico: la ricerca di Zaccheo, lo sguardo di Gesù a Zaccheo, la conversione di Zaccheo.

“Cercava di vedere Gesù”: la conversione ha inizio dal desiderio di vedere, conoscere e incontrare Gesù. Zaccheo è “un uomo”: la sua dignità non è persa, ma come ogni uomo ha i suoi pregi e i suoi difetti; in ogni caso, Dio è sempre in cerca dell’uomo perduto a causa del suo peccato: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta” (Lc 15,6).

Ma Zaccheo è “capo dei pubblicani”: un uomo compromesso socialmente con il potere romano e, in quanto gabelliere, avido di denaro e ingiusto dinanzi a Dio e nel rapporto con il prossimo. “Ricco”: ma di una ricchezza iniqua e acquistata con le angherie verso i poveri.

Zaccheo, per l’opinione pubblica e per il senso comune del popolo di Dio, è un peccatore pubblico, da cui guardarsi. Ma “cercava di conoscere Gesù”: dapprincipio per sentito dire, poi per curiosità crescente, che lo porta a salire persino su un sicomoro. Due impedimenti gli impedivano di realizzare il suo desiderio: la sua statura e la folla. La sua statura: quella fisica è simbolo della sua statura morale, un peccatore pubblico, che la società e la religione emarginava per non contaminarsi del suo peccato.

La folla: altra immagine per rimarcare che, pur essendo circondato da molta gente, Zaccheo è un “emarginato”, un disprezzato, una “pecora perduta”. Egli non poteva essere mai «un discepolo», perché appartenente agli am ha-arez, ignorante della legge (cfr Lc 18,11), e trasgressore della giustizia, della pietà verso i poveri non avendo condiviso con essi i suoi beni.

E all’improvviso avviene l’impossibile: “Gesù alzò lo sguardo”. Zaccheo intuì la forza di quello sguardo: la salvezza fece brecce nel suo cuore. Gli divenne chiaro: “Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano” (Lc 5,32).

Ebbe la conferma: Gesù lo chiamò: “Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua” (Lc 19,5). Comprese che quello era per lui “il momento favorevole, il giorno della salvezza” (2Cor 6,2). “Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia”: la misericordia di Dio l’aveva reso agile nel cammino della salvezza. Scese in fretta: dall’orgoglio del pubblicano altero e altezzoso scende Zaccheo e si umilia dinanzi al Signore della misericordia e della vita.

Lo accolse con gioia: segno di un’amicizia che cresceva nel suo cuore e del bene che operava le meraviglie della misericordia divina. Si realizzava in lui una vera conversione della mente e del cuore, opera dell’amore del Signore: “Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto” (Lc 19,10). Salvato dalla grazia, Zaccheo operò una vera conversione: “Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto” (Lc 19,8). In questo parole, la conversione è autentica, concreta e permanente.

Fu conversione autentica: non lo moveva tanto il bisogno di ristabilire la giustizia secondo la Legge, quanto più tosto di aderire con gioia all’azione liberante di Gesù, che gli si era fatto vicino per donargli la salvezza. Conversione concreta: non si contentò di ristabilire la giustizia legale: “se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto”, ma di porre in atto quella giustizia che si coniuga con l’amore al prossimo nella condivisione dei beni: “Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri”. In tal modo, la conversione divenne anche permanente: il cuore di Zaccheo era stato trasformato dalla grazia, liberato dall’avidità della ricchezza, luogo d’amore per il prossimo e, in conseguenza, per Dio: “Se uno ha ricchezze di questo mondo e, vedendo il suo fratello in necessità, gli chiude il proprio cuore, come rimane in lui l’amore di Dio? Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità” (1Gv 3,17-18). Nell’amore a Dio e al prossimo, la salvezza entrò nella casa di Zaccheo e soprattutto nel suo cuore.